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lunedì 30 maggio 2011

Göbekli Tepe

Ogni tanto accade. Accade che una scoperta archeologica possa mettere in crisi la linea temporale dell'evoluzione della civiltà nella storia antica.
Sta accadendo ora, in Turchia, su alcune colline chiamate Göbekli Tepe vicino alla pianura di Harran, nei pressi del confine siriano.

La scoperta riguarda un complesso di templi che risalirebbe addirittura ad migliaia di anni prima della Grande Piramide, intorno a 11.500 anni fa, 6000 anni prima che Stonhenge prendesse forma. E, soprendentemente, tra i 3000 ed i 1500 anni prima di Çatalhöyük, considerato uno degli insediamenti più antichi della storia.

Göbekli Tepe è un sito particolare, come particolare è la dedizione che l'archeologo tedesco Klaus Schmidt ha posto nel suo lavoro negli ultimi dodici anni.
L'antica civiltà che ha costruito le rovine di Göbekli Tepe è stata definita "la Roma dell' Era Glaciale", un complesso urbano popolato da cacciatori-raccoglitori dotati di una raffinata cultura religiosa, architettonica e sociale.

Il sito fu inizialmente esaminato dall' Università di Chicago e dall' Università di Istanbul negli anni '60. Dopo la visita del sito, che fu soltanto un "mordi e fuggi" su quello che agli antropologi sembrò un cimitero abbandonato risalente al Medioevo, nel 1994 arrivò Schmidt, convinto che in quel luogo ci fosse più che un vecchio cimitero.
"Solo l'uomo può aver creato una collina come questa" sostenne Schmidt "E' chiaro che questo è un sito enorme risalente all'Età della Pietra".

Si possono trovare terrazze, cerchi di pietra, pilastri alti sei metri a forma di "T" e monoliti. E come se non bastasse, i rilevamenti radar hanno mostrato come sotto il terreno si celino almeno altre 15 rovine monumentali.
Göbekli TepeFino ad ora sono stati portati alla luce alcuni dei 50 pilastri del complesso, uno dei quali, secondo le datazioni, rappresenterebbe l'opera d'arte monumentale più antica del mondo.
Su uno dei pilastri è possibile ammirare dei simboli astratti, anche se in realtà l'intero sito è ricoperto da bassorilievi e sculture di animali e piante. Cinghiali selvatici, manzi, leonivolpileopardi, si può trovare di tutto a Göbekli Tepe. Ci sono anche raffigurazioni di esseri umani, scultura semi-umanoidi prive di volti.

La tesi di Schmidt è quella che la cooperazione tra cacciatori e la formazione di questo centro di culto siano nate per esigenze religiose. Il tempio ha costituito il fulcro della città, attorno ad esso è stato costruito tutto il resto. Non si tratta del "tradizionale" insediamento urbano di poche case, qui si parla di una città fatta e finita, con templi, laboratori specializzati, case.

"Le scoperte più importanti derivanti dal lavoro nel sito sono il fatto che ci dev'essere stato un complesso grado di organizzazione nelle società di cacciatori-agricoltori, e che che gruppi non sedentari come questi costruivano strutture così monumentali" spiega Schmidt. "Per realizzare questi progetti circolari enormi, bisogna possedere un certo grado di cooperazione tra gruppi, come anche un'organizzazione per coordinare un lavoro come questo".

Questa scoperta sta pian piano rivoluzionando il mondo dell'archeologia. Come afferma Ian Hodder, del programma archeologico della Stanford University "Molte persone pensano che questo possa cambiare tutto. Cambia completamente le carte in tavola. Tutte le nostre teorie erano sbagliat

domenica 29 maggio 2011

Abydos ( Arabet el Madfuneh)

Abydos, situata a circa 150 km a Nord di Luxor è una delle più antiche città dell’Antico Egitto. Il nome geroglifico è Abdu. 

AbDwAbdu


Ab Dw Abdu, che significa collina del tempio. Gli egiziani la chiamavano TA GSR, terra santa, e la tradizione vuole che vi fosse conservata la testa di Osiride. 

Per assonanza i greci chiamarono la città Abydos come la sua omonima posta sull’Esponto. Il moderno nome arabo è Arabet el Madfuneh. 
Le origini della città si perdono nella preistoria; sicuramente esisteva già in epoca predinastica essendo probabilmente la capitale dell'Alto Egitto, come indicano i ritrovamenti di tombe ed i primi riscontri sulla presenza del tempio di Osiride, attribuibili appunto a sovrani del periodo predinastico.
Una collina artificiale chiamata Umm el Ga’ab, la mamma dei cocci, è considerata dagli egittologi come il punto di partenza della storia, qui sono state individuate tombe da attribuire a personaggi di livello regale appartenenti alla dinastia O, alla I e II dinastia . 

A Umm el Ga’ab sono stati ritrovati i primissimi geroglifici iscritti su targhette d’avorio databili al 3600 a.C. Tra le tombe funerarie più importanti ivi situate si ricordano quelle di Aha e di Djer. 
La tomba funeraria di Aha è di notevole interesse grazie al ritrovamento di 7 leoni e 33 servitori sepolti assieme al sovrano. Prima testimonianza di uccisione rituale dei servitori per accudire il sovrano nell’Aldilà. 
La tomba di Djer fu scavata dagli antichi egizi e utilizzata per la festività della morte e resurrezione di Osiride che sarebbe avvenuta proprio qui ad Abydos.

Nel Medio regno “I misteri di Osiride” prevedevano una processione della statua del dio dal tempio fino alla tomba di Djer che si immaginava potesse essere la tomba di Osiride. 
Milioni e milioni di pellegrini nel corso dei millenni hanno reso omaggio ad Osiride lasciando i propri vasi sulla collina artificiale di Umm el Ga’ab, persino i cristiani nel venerdì santo. 

A Shunet el Zebib, letteralmente il ripostiglio dello Zibibbo, sono state rinvenute diverse strutture risalenti alla II dinastia tinita. 
Sono complessi rettangolari in mattoni crudi, probabilmente delle fortezze. Ppresentano similitudini con la struttura che Djoser farà erigere a Saqqara, davanti alla sua piramide a gradoni, durante la III dinastia. Kom el Sultan è il luogo dei laghi sacri, oggi quasi del tutto prosciugati, vicino ai quali emergono le rovine del tempio più antico dedicato ad Osiride.
Qui è stata scoperta l’unica statuetta alta sette centimetri e mezzo del grande sovrano Cheope, IV dinastia, costruttore dell’omonima piramide.
A Kom el Sultan sono state rinvenute moltissime stele lasciate dai pellegrini nel corso dei millenni, per non parlare di cappelle funerarie di diverse dimensioni.
A nord Ovest del sito di Abydos hanno costruito sovrani della XII dinastia come Sesostri I e Sesostri III, di quest’ultimo si ricorda il cenotafio ed il tempio NFR KA. Della XVII dinastia, il tempio di Tetisheri, e ancora, della XVIII dinastia il tempio ed il cenotafio di Ahmose. 

Alcuni studiosi pensano che Abydos abbia potuto ospitare persino piramidi. Uno dei templi più importanti di Abydos è “il portale” di Ramesse II, sulle cui pareti esterne pregevoli bassorilievi raccontano la famosa battaglia di Qadesh combattuta nel 1275 a.C. contro gli Ittiti. 
Il tempio si presenta come una successione di cortili aperti da piloni, 2 torrioni a base rettangolare che si stringono verso l’alto, questa forma è ispirata al segno geroglifico dell’orizzonte. 
Il pilone d’accesso richiama il luogo in cui si vede sorgere il sole e viene all’esistenza la divinità. La seconda corte è circondata da pilastri Osiriaci, da una rampa centrale si raggiunge la terrazza porticata sopraelevata , qui sono stati rinvenuti rilievi bellissimi che raffigurano processioni di animali destinati al sacrificio di Osiride. 
Dalla zona porticata si passa alle cappelle laterali e a due sale ipostile. Il tempio di Sethi I, è la più maestosa e meglio conservata costruzione dell’intero sito archeologico di Abydos. 
E’ stato costruito su un declivio, sfruttato per l’architettura interna del tempio. Il tempio di Sethi ha rivelato una quantità notevole di strutture, quali: magazzini per la conservazione di oggetti, e persino un palazzo di piccole dimensioni. 

Gli scavi hanno rivelato la presenza di due cortili esterni, una magnifica facciata a colonne, due sale ipostile e sette cappelle dedicate a Sethi I divinizzato, Ptah, Ra-Harakny, Amon-Ra, Osiride, Iside e Horus. 
Dalla seconda sala ipostila si accede al corridoio lungo 25 m che riporta la famosa lista regale con il faraone Sethi I ed il piccolo Ramesse II nell’atto di porgere offerte ai 75 predecessori rappresentati dai cartigli. Da qui si accede ad un lungo corridoio che porta al cuore pulsante di Abydos: L’Osireion. L’Osireion è la tomba di Osiride.

Vuole la leggenda che Osiride sia stato ucciso da suo fratello Seth che lo tagliò a pezzi e ne disseminò i resti per tutto l’Egitto. 
Templi furono eretti nei luoghi dei ritrovamenti. 
La testa di Osiride venne sepolta nell’Osireion. Un Corridoio sotterraneo corre in pendenza per 120 metri, sulle pareti sono dipinti testi sacri e formule magiche, un passaggio ipogeo a forma di “L” porta al vestibolo, luogo da cui si vede oltre ma non si ha accesso. 

L’Osireion è la rappresentazione architettonica della mitica isola egiziana della creazione che sorge dall’oceano primordiale. 
Due scale portano ad un’isola nel mezzo ricoperta dall’acqua, ai lati due file di grossi pilastri di granito rosso. In mezzo all’isola due fosse: una conteneva il sarcofago, l’altra i vasi canopi. 
Sul lato nord, si trova l’ingresso a una stanza, con soffitto a lastre a spiovente su cui sono rappresentate scene astronomiche. 

Tutto il complesso è dedicato ad Osiride, ma non ci sono statue o geroglifici che lo testimoniano. Questo fa sì che il mistero ed il fascino aumenti notevolmente per questo luogo unico al mondo.

venerdì 27 maggio 2011

Un altro gemello della Terra Gliese 581


1 Ottobre 2010 un importante annuncio viene dato negli USA, è Gliese 581 il nome della nuova Terra, due astronomi statunitensi a New York hanno fatto l’annuncio. La notizia è ormai vecchia ma di importanza incredibile, di fatto si tratta del primo pianeta colonizzabile scoperto fin ora, che ricorda tra l’altro molto “Pandora” il pianeta dei Navi del film Avatar.
Steve Vogt dell’Università di California a Santa Cruz, e Paul Butler della Carnegie Institution di Washington sono i due ricercatori astronomici che hanno fatto la grande scoperta, e che hanno dato la notizia, essi hanno in oltre dichiarato che Gliese 581 è un vicino di casa in termini astronomici, esso infatti dista soltanto 20 anni luce, e rende di fatto di nuovo proponibile la teoria dei viaggi di colonizzazione con astronavi generazionali.
Questo pianeta ha una massa maggiore (circa tre volte)del pianeta Terra, ed un diametro quasi doppio, e si trova nella costellazione della Bilancia. Il pianeta si trova approssimativamente alla stessa distanza dal suo sole della nostra Terra dal nostro Sole stesso, ovvero si troverebbe all’interno nella fascia in cui l’acqua rimane liquida, e quindi rimane secondo le nostre conoscenze nella forma adatta allo sviluppo della vita. Gli scienziati quindi ipotizzano, che il pianeta in oggetto sia ricco di acqua, e che possa aver tranquillamente sviluppato vita (ed io aggiungerei anche vita intelligente).
Questo pianeta però presenta una fondamentale differenza dal nostro mondo, mentre la nostra amata Terra gira su un asse, Gliese 581 non lo fa, quindi esso mostra sempre la stessa faccia alla sua stella, questo rende probabile e verosimile la tesi che solo in una parte del suo globo (quella appunto esposta a raggi solari) sia adatta a creare e sostentare la vita. Personalmente non concordo ne con questa tesi ne con quella che l’acqua sia necessaria per sviluppare tutta la vita, sottolineo semplicemente che queste affermazioni sono vere solo se considerate secondo i criteri della fisica, della biologia e della chimica di umana conoscenza, sia intese come attuali conoscenze scientifiche, che come criteri su ciò che è realmente la vita stessa.
il punto astronomico della scoperta
Gliese 581 in realtà non è l’unico pianeta di questo tipo ad essere stato scoperto, per esempio abbiamo la scoperta fatta oltre un anno fa del pianeta GJ1214b di cui parlo in un precedente articolo in questo stesso blog a questa pagina: Un gemello della Terra (GJ1214b)
Gliese 581 è uno dei sei pianeti del sistema solare di una nana rossa grande la meta (o meno) del nostro sole, i pianeti di questo sistema solare si chiamano allo stesso modo della stella, e seguono una numerazione da uno a sei che fa aggiungere una lettera (da A ad F) al nome dei pianeti per differirli l’uno dall’altro. Questi pianeti sono stati scoperti in due fasi, una prima fase in cui furono individuati i primi quattro giganti gassosi, ed una seconda fase in cui furono individuati due pianeti massivi tra cui il pianeta in oggetto di discussione e che dovrebbe essere ricoperto in gran parte di acqua. Sappiamo anche che il pianeta scoperto ha una temperatura media stimata tra -31 e -12 gradi, e che il suo giro completo in torno al sole è di 36,6 giorni terrestri.
Attualmente secondo alcune fonti, la scoperta è messa in dubbio, non si capisce però quale sia la motivazione di questa messa in discussione, i pianeti inquisiti sono due Gliese 581f e Gliese 581g, quello di nostro interesse invece è Gliese 581c. Addirittura sembra che i due pianeti potrebbero non esistere affatto. Sinceramente dubito che due eminenti scienziati si stronchino la carriera sparando a bruciapelo una scoperta così importante, e suffragandola da prove astronomiche, astrometriche, fisiche e spettrografiche false, ritengo più probabile invece che sia in atto una grande manovra di occultamento e di screditamento, forse perché scoperto il pianeta di qualcun altro, o forse perché il pianeta è di interesse strategico militare e realmente colonizzabile, magari da una selezionata elite che deve rimanere nascosta. Mi sembra altrettanto improbabile, che essendoci specifici dati come la rotazione, le temperature stimate la distanza dal suo sole ecc., sia tutto falso.
In conclusione vorrei dire che ci sono molte voci confuse che annunciano, e smentiscono di tutto e di più, alcuni dicono che i pianeti abitabili siano due, Gliese581c e Gliese581d e che entrambi siano nella fascia della vita del sistema stellare, altri sostengono che ne l'uno ne l'altro siano abitabili e che invece siano subito fuori dalla fascia di abitabilità, altri ancora smentiscono che si tratti di pianeti massivi e sostengono che siano semi solidi, ovvero simili a Nettuno ed Urano, con grande massa solida, probabili oceani compatti, e spessa atmosfera gassosa, o comunque cose simili. altri ancora negano proprio tutte le scoperte dei sei pianeti... lascio a voi le conclusioni.


Articolo di Gabriele Lombardo
Fonti: La Stampa, Il Messagero, Wikipedia, XTime.

Pianeta Gliese 581D ha probabilmente oceani di acqua liquida



Michel Mayor dell’Osservatorio di Ginevra è il più famoso cacciatore di pianeti extraterrestri in orbita attorno ad altre stelle perché nel 1995 scopriva il primo nelle vicinanze della stella 51 Pegasi. Ora Mayor e il suo gruppo di astrofisici compiono un altro balzo importante in questa frontiera della ricerca astronomica; sicuramente la più affascinante.
LA SCOPERTA - Mayor ha infatti trovato intorno alla stella Gliese 581 un pianeta battezzato «Gliese 581 e» che è il più piccolo finora scoperto avendo una taglia che è appena il doppio della nostra Terra. Ma il gruppo ha ottenuto pure un altro risultato importante ristudiando il circondario della stella situata a 20,5 anni luce della Terra, nella costellazione della Bilancia. Già, intorno ad essa, erano stati individuati in passato tre altri pianeti e di uno di questi il «d» nel 2007 si è ricalcolata la posizione scoprendo che si trova più vicino di quanto ritenuto in passato collocandosi nella «zona abitabile», cioè ad una giusta distanza dalla stella madre ricevendo una equa quantità di energia. Tutti gli altri si trovano più vicini all’astro e quindi troppo riscaldati. Il più vicino di tutti è proprio il nuovo appena individuato («e»).
IL GEMELLO DELLA TERRA - «È il piccolo pianeta finora rilevato – precisa il coautore della ricerca Xavier Bonfils dell’Osservatorio di Grenoble – ed è con grande probabilità un pianeta roccioso».
Per compiere un giro intorno alla stessa in 3,15 giorni. Ma l’attenzione riportata sul «Gliese 581 d» sette volte più massiccio della Terra e con una rivoluzione intorno alla stella di 66,8 giorni ha prodotto grandi frutti. All’epoca della scoperta nel 2007 era ritenuto un pianeta ghiacciato. Ora si pensa che sia migrato verso l’astro posizionandosi dove è stato misurato di recente. Quindi trovandosi nella «zona abitabile» dove l’acqua può essere liquida «questo diventa il primo serio candidato ad essere un mondo d’acqua» ha precisato Stephane Udry, del gruppo di ricerca. Di conseguenza il più probabile gemello della Terra. Ma il senso del progresso compiuto in questi anni lo ha dato Michel Mayor: «Gliese e è ottanta volte più piccolo del Pegasi b che avevo trovato nel 1995. In 14 anni abbiamo compiuto un tremendo balzo affinando le nostre tecniche e le nostre capacità fino a questo punto». Complessivamente i pianeti extrasolari scoperti sono oggi circa 350.


lunedì 23 maggio 2011

L'isola di Atlantide? Esiste, è la Sardegna

Curiosità e miti in Sardegna
Tutte le curiosità


L'isola di Atlantide? Esiste, è la Sardegna
Sono secoli che studiosi, filosofi, scienziati e letterati tentano inutilmente di ricollocare il mitico continente di Atlantide nella geografia interpretando ora Platone ora tutte le leggende mediterranee che ne hanno fatto il proprio fulcro, e sono secoli che ogni tentativo viene frustrato da mancanza di prove concrete, ma anche solo di indizi, testimonianze, idee. Sembra che oggi si sia sul punto di arrivare a uno stravolgimento delle convinzioni tradizionali e che una nuova luce possa essere gettata sulla madre di tutti i miti e sulla nostra stessa genesi come popolo italico. In questa, che è soprattutto un'operazione culturale, giocano un ruolo da protagoniste l'archeologia e la geologia (oltre alla rivisitazione storica e filologica) in un recupero del metodo scientifico come approccio risolutivo anche per le questioni apparentemente solo umanistiche o sociali.
Di volta in volta l'isola di Santorini, le isole britanniche, le Azzorre e le Canarie (e recentemente anche l'arcipelago nipponico o le coste turche) sono stati i luoghi maggiormente indiziati come gli ultimi retaggi del contineente perduto narrato da Platone nel Crizia e nel Timeo. Protetta da mura circolari di metallo e dotata di grande disponibilità di beni naturali, beneficiata da raccolti tre volte all'anno e da minerali preziosi del sottosuolo, Atlantide era una terra promessa situata al di là delle Colonne d'Ercole.
Già, ma dov'erano quelle mitiche colonne 2000 anni fa? Oggi tutti le collocano a Gibilterra, ma le analisi dei testi precedenti la nuova geografia di Eratostene (il primo a destinarle fra Spagna e Marocco) dimostrano che c'era molta confusione su dove piazzare i limiti del mondo quando la geografia non la facevano ancora i greci, ma i fenici e i cartaginesi, eredi di quegli antichi popoli del mare di cui si erano perdute le tracce dopo un avvenimento catastrofico (Atlantide non si è a un certo punto clamorosamente inabissata?).
La geologia dei fondali del Mediterraneo a questo proposito parla tanto chiaro che anche un non geologo, ma giornalista e archeologo come Sergio Frau (commentatore di Repubblica e novello scrittore di Le colonne d'Ercole, un'inchiesta, pubblicato da NUR-Neon di Roma) ha potuto notare che c'è una sola zona che poteva fungere da confine del mondo conosciuto prima che i commerci si spingessero più a Occidente, la sola che possedesse quei fondali insidiosi, e soprattutto limacciosi e costellati di secche, che gli antichi indicavano come Colonne d'Ercole, il Canale di Sicilia. Lo stretto di Gibilterra ha fondali profondi più di 300 metri e non c'è mai stato fango laggiù, come potevano sbagliarsi i tanti che avevano chiaramente descritto il canale di mare fra Sicilia e Tunisia?


E se le Colonne d'Ercole erano davvero a largo della Sicilia quando Platone scriveva, perché Atlantide avrebbe dovuto essere alle Canarie o, tantomeno, a Sanotrini? I geologi avevano già escluso da tempo l'isola cicladica per via delle prove paleomagnetiche: i manufatti in terracotta dell'antica Thira (Akrothiri) si comportano come argille naturali in cui i granuli magnetici normalmente presenti si riorientano parallelamente al campo magnetico terrestre se riscaldati al di sopra di una certa temperatura (come quella dei forni in cui venivano cotti o di incendi). Confrontando quei dati con quelli provenienti dell'eruzione spaventosa di Santorini (XVI secolo prima di Cristo) si è escluso che la distruzione della civiltà minoica potesse essere contemporanea ai maremoti conseguenti a quella catastrofe, dunque, che Atlantide potesse coincidere con la Creta dei palazzi di Cnosso.
Ma al di là di quelle Colonne ora ricollocate c'è un'isola che ha un clima straordinario (capace di dare più raccolti in un anno), che è ricchissima di metalli e che è stata abitata per lungo tempo da un popolo che costruiva torri (i nuraghes dei Tirreni) e che forse è fortemente imparentato con gli Etruschi e con i Fenici e i Cartaginesi. Un'isola che poteva costituire un forziere naturale molto più vicino della lontana Spagna cui, chissà perché, dovevano preferire arrivare i naviganti del Libano e della Libya. Un'isola da tenere tanto segreta da farla quasi sparire dalle rotte, una specie di riserva naturale da oscurare nella notte del mito, un'idea di terra promessa che avrebbe potuto chiamarsi Atlantide. Quell'isola si chiama Sardegna e numerosi riscontri archeologici mostrano come sia stata repentinamente abbandonata attorno al 1178-1175. I nuraghes della costa sarda meridionale e occidentale, quelli a quote basse, sono tutti distrutti, capitozzati, con le grandi pietre gettate a terra, mentre quelli contemporanei della Sardegna settentrionale sono ancora oggi in piedi: sono possibili terremoti o maremoti in un'isola da sempre ritenuta tranquilla da un punto di vista tettonico?
La geologia potrebbe tentare di dare una risposta decisiva attraverso sondaggi opportunamente collocati nella valle del Campidano, vicini ai nuraghes ricoperti da una melma fangosa che ha tutta l'aria di essere un residuo di un'inodazione, o, addirittura, di un maremoto. In tutto il mondo le rocce di maremoto (tsunamiti) permettono di riconoscere le catastrofi del passato: l'ipotesi dell'asteroide che avrebbe causato la scomparsa dei dinosauri riposa in parte su prove come queste. Ma se tutto trovasse ulteriori conferme molte idee andrebbero cambiate: la storia e l'archeologia dell'intero Mediterraneo rischiano di essere stravolte in una nuova visione del mondo antico la cui origine sarebbe più vicina di quanto pensassimo.


Mario Tozzi (da La Stampa, TuttoScienze del 17/07/2002)

Spionaggio

09 MARZO 2011

Spegne di colpo il network radiofonico delle spie

La settimana scorsa si è abbattuto un fulmine su una zona grigia della radiofonia che resiste da decenni, in barba a ogni evoluzione geopolitica e tecnologica e quasi completamente ignorata dai grandi media, che danno viceversa ampia notorietà alle storie di spionaggio più strampalate (e inattendibili). E' una zona grigia i cui confini sono delimitati da una miriade di trasmissioni cifrate, lunghe stringhe di numeri o lettere che che costellano le frequenze delle onde corte e dalle persone che sorvegliano con attenzione questi flussi. Alcune di queste persone lo fanno perché è il loro mestiere, o almeno questa è l'ipotesi prevalente: il mestiere dell'agente segreto "sul campo", dell'informatore, dello spione. Altri - ed è un gruppo verosimilmente più ristretto - sorvegliano le "stazioni dei numeri" per puro divertimento, cercando di ricavare il maggior numero di informazioni "in chiaro" possibili: le frequenze utilizzate, le tabelle orarie, la struttura dei messaggi. Ogni minimo dettaglio che possa gettare una flebile luce sulla natura delle trasmissioni, sui luoghi di origine e di destinazione, sui contenuti di messaggi criptati con codifiche a prova di criptoanalista.
I conflitti deflagrano e si esauriscono, le guerre fredde di intiepidiscono, le polizie segrete dei regimi più impenetrabili si smobilitano, le tecniche di cifratura digitale si raffinano, ma le "number stations" sono sempre là, come fari nella notte sopra un mare di complessità, fari che invece di illuminare rendono ancora più oscuro il mondo delle operazioni di intelligence e counterintelligence. C'è chi dice che questi messaggi trasmessi sulle onde corte sono ancora il mezzo migliore, il più semplice e insospettabile, per un servizio segreto che deve impartire ordini ai suoi contatti operativi. Basta qualche centinaio di numeri e un semplice algoritmo di sostituzione per far arrivare in forma riservata indirizzi sicuri, nomi, modalità di consegna, istruzioni pratiche. Tutto quello che l'agente deve avere in tasca è una radiolina a onde corte, un taccuino e un foglietto con le chiavi per la decodifica. Dal campo al centro operativo le comunicazioni possono svolgersi in altro modo, ma i numeri trasmessi sulle onde corte possono garantire alla periferia un anonimato quasi perfetto. Computer, Internet, smartphone, tutte cose piuttosto visibili, specie in certe geografie, che possono soprattutto lasciare molte tracce elettroniche. Che cosa c'è di più normale di una radio? Nessuno o quasi potrebbe associarla ai ferri del mestiere di una spia.
Il primo di questo mese di marzo nella tranquilla area grigia dello spionaggio via radio è avvenuto qualcosa di grosso. L'equivalente di un terremoto che ha scosso la costante azione di monitoraggio degli appassionati riuniti intorno a mailing list come Enigma 2000, o la Numbers&Oddities Newsletter, i gruppi di agenti di controspionaggio per hobby (almeno si spera). La notte tra il 28 febbraio e il 1 marzo sono infatti completamente cessate le trasmissioni delle number station identificate secondo la classificazione escogitata dai lettori di "Enigma" dalla sigla E10 (ecco un lungo campione audio). Sono le stazioni più famose e prolifiche dell'area grigia, l'equivalente di Radio Deejay per gli spioni. Certezze ce ne sono davvero poche ma gli esperti di stazioni dei numeri giurano che le trasmissioni del network E10 sono originate dai servizi israeliani, il celeberrimo e misteriosissimo Mossad. Le trasmissioni E10 da sole rappresentavano una percentuale significativa delle attività di monitoraggio degli appassionati, che su queste infinite sfilze di numeri tramandano un folklore fatto anche di episoni curiosi. Come quella sera di marzo di cinque anni fa, quando un operatore in vena di facezie concluse una trasmissione con la stringa "G1O2O3D4N5I6G7H8T", good night, buona notte. Le storie del network E10 sono raccontate da Simon Mason sul suo insostituibile sito Shortwave Espionage.
Nel corso del tempo il network del "Mossad" ha subito diversi cambiamenti, spesso ci sono stati blocchi temporanei, spostamenti di orario e frequenza. Ma da dieci giorni tutte le frequenze note sono spente. Il presunto Mossad ha smesso di dare i numeri.
La notizia mi è arrivata qualche giorno fa da un mio lettore, Giorgio, che mi è sembrato autenticamente costernato. Oggi è stata pubblicato l'ultimo numero della newsletter Enigma 2000 e il commento tradisce, insieme alla comprensibile delusione del fanciullo che apre l'armadio e scopre il giocattolo preferito rotto forse irrimediabilmente, il pragmatismo dell'analista non professionista ma di razza. Perché il network E10 cessa di funzionare proprio nel momento di maggior instabilità dei governi di Nord Africa e Medio Oriente? Perché il Mossad rinuncerebbe a istruire i suoi agenti proprio in questo momento? Ha trovato metodi più aggiornati e affidabili? Ha deciso di affidarsi alle comunicazioni digitali o satellitari? E' possibile che nonostante tutto queste trasmissioni non abbiano niente a che fare con i servizi israeliani? E si si trattasse di un'altra nazione, magari vicina, magari attraversata per la prima volta dopo decenni da un'ondata di stravolgimenti del tutto imprevisti fino a pochi mesi fa?
Per adesso le frequenze di E10 continuano a tacere, ma i ricevitori del controspionaggio per gioco restano sintonizzati per cogliere la minima ripresa di attività. Restate sintonizzati anche voi sul sito della European Numbers Information Gathering & Monitoring Association o abbonatevi alla Enigma Newsletter sul gruppo Yahoo Enigma 2000Troverete informazioni altrettanto interessante sul sito di Ary Boender, Numbers&Oddities e la suaN&O Newsletter. Il presunto Mossad tace, ma altre misteriose stazioni continuano, nonostante tutto, a dare i numeri. Grazie al Conet Project, un ampio saggio di anni di attività è stato catturato su quattro compact disc disponibili online su Archive.org

Le Atomiche

Il combustibile della discordia che viene dalle bombe atomiche

«Alcuni disastri naturali cambiano il corso della storia. Lo tsunami giapponese potrebbe essere uno di questi». La lungimiranza dell' Economist sta dimostrando, nel corso delle settimane, la sua profetica pertinenza con ripercussioni anche sui byproduct della filiera nucleare come ad esempio la fabbricazione di mox. L' acronimo sta per mixed oxide, misto di ossidi, e indica un combustibile nucleare di nuova natura, proveniente dal riprocessamento dalle barre di combustibile irraggiato nei reattori nucleari: dagli elementi fissili residui della reazione di fissione a catena che avviene nel core del reattore si estrae il plutonio, a partire dal quale, rimescolandolo ancora con l' uranio si fabbrica il mox. Gli americani riponevano grandi speranze nel mox, perché questo contribuiva a risolvere una serie di problemi: l' utilizzo del plutonio (anziché conservarlo in qualche modo ma è pericolosissimo) e anche il riciclaggio, senz' altro molto più nobile, dell' uranio delle armi nucleari via via smantellate sia in Russia che in America. Il maggior impianto al mondo per la produzione di mox è in costruzione sul Savannah River in South Carolina, un maxi investimento avviato da 11 anni il cui costo è salito fino a sfiorare i 5 miliardi di dollari, che era già al centro di infinite polemiche. Senonché ora è venuto fuori che c' era già un reattore sperimentalmente alimentato con il mox, e qual era? Non altri che il n.3 di Fukushima. Di qui il rinfocolarsi delle polemiche Il plutonio, che non esiste in natura, incute legittimi timori. La sua radioattività decade dopo 24mila anni. In compenso, la sua tossicità si diffonde meno facilmente, per esempio, del temibile iodio 131 perché il plutonio vaporizza difficilmente nell' atmosfera ed è meno solubile nell' acqua. E' per di più estremamente pericoloso se inalato. Il mox si ottiene partendo dal combustibile "bruciato" nei reattori, nel quale si isola il plutonio dagli altri elementi radioattivi costituiti da uranio impoverito 238U (96%) e scorie (3%). Il plutonio, che rappresenta all' incirca 1% del combustibile esausto, si è formato durante la reazione a catena per trasmutazione dell' uranio ed essendo anch' esso un elemento fissile, è in grado di alimentare nuovamente la fissione. Bisogna però sottoporlo a un processo di riarricchimento. L' industria del riprocessamento si concentra in due aziende. Leader è ArevaNc, business unit del costruttore dell' EPR. A La Hague, dove ha sede dal 1966 il suo impianto principale, arriva la materia prima dai 58 reattori nazionali e quella acquisita all' estero: Germania, Belgio, Svizzera, Olanda, Giappone e Stati Uniti. L' impianto del South Carolina doveva trattare 43 tonnellate di plutonio proveniente dallo smantellamento dell' arsenale bellico. L' impianto al plutonio weapon grade che arrivava negli Usa in virtù dell' accordo HEU Highly Enriched firmato tra Usa e Russia nel lontano 1993. Impegnandosi a smantellare migliaia di testate nucleari e vendendo agli Usa l' uranio per uso civile, i russi hanno guadagnato 8 miliardi di dollari e gli americani rifornimenti per 400 tonnellate di uranio. Una lampadina su 10 si accende con materiale fissile originariamente destinato a distruggere. Rimaneva però il problema del plutonio che l' amministrazione Clinton pensava risolvere affidando alla joint venture francostatunitense Shaw Areva Mox Services, la sua trasformazione in MOX per soddisfare la domanda di combustibile di alcuni dei 103 reattori americani. Il ciente più probabile, la Tenessee Valley Authority, l' utility proprietaria di una centrale da 1200MW in fase finale di realizzazione proprio a Savannah River, stava negoziando con il Dipartimento per l' Energia, la sostituzione di un terzo del combustibile del nuovo reattore con mox: una concentrazione 5 volte superiore a quella nelle barre di combustibile del reattore N.3 di Fukushima. Dall' amministrazione Obama fanno trapelare che il mox è sicuro, e che il governo rimane fiducioso che il progetto alla fine attrarrà acquirenti, notando altresì che altri sei paesi oltre al Giappone avevano adottato il mox come combustibile. Anne Harrington, che coordina i programmi nucleari per il ministero dell' Energia, ha detto: «E' solo un tentativo opportunistico di riportare utili politici approfittando della crisi giapponese». - PATRIZIA FELETIG

sabato 21 maggio 2011

ATTACCO ALLE TORRI GEMELLE - COMPLOTTO ORGANIZZATO




ATTACCO ALLE TORRI GEMELLE - COMPLOTTO ORGANIZZATO








TRAMA





Nelle Twin Towers di New York lavoravano 4.000 cittadini ebrei ma solo alcuni di loro(400) si è presentato al lavoro l'11 settembre perché erano stati avvertiti di un possibile attentato dal Servizio segreto israeliano. Questa notizia è stata data, nei giorni successivi all'attentato, da AL-MANAR una televisione libanese che sostiene la causa del popolo palestinese.


Perchè l'11 settembre il sistema di sicurezza non ha funzionato quando gli aerei sono andati fuori rotta...e perchè la torre di controllo non si é accorta di nulla o non ha dato preavviso? Come mai non si sono alzati i caccia per abbatterli? Come é possibile che uno abbia colpito addirittura il Pentagono che dovrebbe essere il luogo piú sorvegliato al mondo?


Chi è Bin Laden? E' stato realmente lui il mandante di questi attentati?


Le Torri gemelle si sono sbriciolate come castelli di sabbia...a causa dell'elevata "temperatura" sprigionata dal carburante degli aerei...ma qualcuno ha paragonato questi crolli alle esplosioni controllate degli edifici...tu cosa ne pensi?













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giovedì 19 maggio 2011

Lo Specchio

Le informazioni contenute in questo saggio sono tratte dal rapporto
 preliminare consegnato
dalla sezione scientifica della USS Nemesis dopo il ritrovamento del
vascello Spada di Surak.
 Dove non sia diversamente specificato, questo rapporto è da
 considerarsi strettamente confidenziale.

LA FISICA DIETRO LO SPECCHIO


INDICE : 
Nomenclatura
Il continuum
Linee temporali alternative
L'Universo dello specchio
Induttori di fluttuazione quantica
Mezzi alternativi di trasporto interdimensionale
Dispositivo di dislocazione dimensionale: il Progetto 
Spada di Surak
NOMENCLATURA 
Per interpretare correttamente l'esistenza dell'Universo dello Specchio, è necessario partire da lontano, e per la precisione da un po' di nomenclatura. Un tempo si parlava in senso generico di altre dimensioniuniversi parallelilinee temporali alternative. Facciamo un po' di chiarezza. Universi paralleli e linee temporali alternative sono termini grossomodo equivalenti, in quanto un universo parallelo è tale se e solo se segue una diversa linea temporale (altrimenti non vi sarebbe motivo di considerarlo separato), e una linea temporale alternativa può esistere se e solo se genera un universo parallelo. Al contrario, altra dimensione è un termine in qualche modo fuorviante, in quanto in fisica il termine dimensione ha una valenza ben precisa, e intende il numero di coordinate necessarie a definire univocamente la posizione di un punto in uno spazio. Su un foglio sono necessarie due coordinate per identificare senza possibilità di equivoco un punto (in genere indicate con x e y): è quindi uno spazio a due dimensioni. Per identificare un punto immobile nello spazio sono invece necessarie tre coordinate (xy e z) e lo spazio è quindi tridimensionale. Se vogliamo invece descrivere il moto di quel punto nello spazio, per individuare in maniera univoca la posizione di quel punto bisogna aggiungere anche una coordinata temporale, e si arriva così a considerare lo spazio-tempo quadridimensionale. Per risolvere problemi complessi in fisica, si ricorre facilmente all'uso di dimensioni aggiuntive. In questo trattato, intenderemo sempre il termine dimensione in questa accezione particolare.
IL CONTINUUM 
Nelle moderne teorie cosmologiche, tutte le linee temporali esistenti sono considerate giacere in un continuum esadimensionale, composto di tre dimensioni dello spazio e tre dimensioni del tempo. Le dimensioni dello spazio (lunghezza, larghezza e profondità) sono quelle familiari, di cui ho parlato precedentemente e con cui abbiamo consuetamente a che fare. Lo scorrere lineare del tempo, così come noi lo percepiamo, è invece solo una delle dimensioni del tempo. Le altre due dimensioni del tempo, che non possiamo in alcun modo percepire fisicamente, consistono invece in campi di probabilità estesi come se fossero la larghezza e la profondità del tempo. Insieme al tempo lineare, queste dimensioni temporali ulteriori generano uno spazio di probabilità che comprende ogni possibile passato, presente e futuro che sarebbe potuto esistere, e che in definitiva esiste davvero, solo da qualche altra parte del continuum che non possiamo percepire.


Due linee temporali possono essere più o meno diverse, e l'entità di questa diversità determina la loro "distanza" in termini dimensionali. L'Universo dello Specchio giace piuttosto "vicino" all'universo della Federazione, e questa è una delle ragioni per cui è stata una delle prime dimensioni parallele ad essere incontrata.
FLUTTUAZIONE QUANTICA 
Dal punto di vista teorico, è possibile spostare un oggetto attraverso le dimensioni mettendo la materia di cui è composto in uno stato di fluttuazione quantica. In questo modo la materia si comporta come se fosse "delocalizzata" rispetto alla linea temporale di appartenenza, e può scivolare "lateralmente" attraverso il continuum in un'altra linea temporale. In linea di principio, strumenti come il teletrasporto sono in grado di mettere la materia in uno stato di fluttuazione quantica, e utilizzano infatti un componente noto come oscillatore di risonanza quantica per mantenere il flusso di materia nel corretto stato quantico in relazione con il resto dell'universo, impedendogli così di entrare in uno stato di fluttuazione incontrollata. Come vedremo, un malfunzionamento dell'oscillatore di risonanza può portare ad un fenomeno di fluttuazione che ha come risultato un viaggio attraverso le dimensioni.
LINEE TEMPORALI ALTERNATIVE 
Veniamo ora alla teoria delle linee temporali alternative. La maggior parte degli universi paralleli conosciuti dalla scienza della Federazione potrebbero essere chiamate storie alternative. Esse divergono dalla storia come la conosciamo in un particolare punto dello spazio-tempo, noto come punto di divergenza. Da quel momento in avanti, esse seguono una linea temporale propria, ma prima del punto di divergenza sono identiche all'universo come lo conosciamo. In linea di principio, esistono un numero infinito di questo tipo di universi paralleli, ognuno dei quali si discosta dall'altro per una quantità via via crescente. La spiegazione di questa differenza crescente sta nella quantità di tempo che è trascorsa dal punto di divergenza. Alcune di queste linee temporali, separatisi solo pochi istanti fa, sono praticamente identiche tra loro e differiranno solo per un particolare o due. Altre linee temporali si sono invece separate in un passato così remoto che è difficile stabilire con esattezza il punto di divergenza, e possono presentare differenze anche abissali dall'universo come lo conosciamo, fino al punto di mostrare variazioni nelle leggi fisiche di base e nelle storie evolutive. In realtà esiste anche un parametro, detto inclinazione trascendentale, che tiene conto della velocità con cui due universi divergono, ma la sua trattazione esula dagli scopi di questo trattato.
L'UNIVERSO DELLO SPECCHIO 
Rispetto alla teoria fin qui enunciata, l'Universo dello Specchio sembra invece costituire un'eccezione. Anche se la storia dell'Universo dello Specchio è molto differente da quella che noi conosciamo, molti aspetti dell'Universo dello Specchio restano sorprendentemente simili all'universo della Federazione, fino al punto di includere duplicati degli stessi individui in entrambi gli universi. Per esempio, quando il capitano Kirk e il suo equipaggio incontrarono per primi l'Universo dello Specchio, essi si teletrasportarono su un'Enterprise che era una replica quasi esatta della loro, membri dell'equipaggio compresi. Anche se l'Impero differiva radicalmente dalla Federazione in termini di politica e di cultura, era popolato dalle stesse identiche persone.


Con una storia che diverge in maniera così profonda da quella della Federazione, le probabilità di avere nell'Universo dello Specchio un duplicato dell'Enterprise, con quasi lo stesso identico equipaggio, sono astronomicamente basse. Quasi un secolo dopo, le probabilità di avere un Benjamin Sisko e i duplicati dell'equipaggio di Deep Space Nine raccolti intorno alla stessa stazione spaziale sfiorano l'impossibile. Gli eventi descritti dall'Intendente Kira, inclusa la caduta dell'Impero nelle mani dell'Alleanza, avrebbero dovuto sparpagliare il patrimonio genetico della razza umana in maniera così drastica che Sisko e compagni non dovrebbero nemmeno essere nati. E invece, non solo quelle persone esistevano, ma le loro vite continuavano ad avere delle sorprendenti somiglianze con quelle delle loro controparti. Ciò è in contrasto con quello che sappiano sulla teoria del punto di divergenza, ma i fatti sono inconfutabili. Come è possibile quindi conciliarli con l'impianto teorico?


La risposta a questa domanda non è nota con certezza, ma gli scienziati della Federazione che hanno studiato il fenomeno hanno proposto una teoria alternativa. Essi suggeriscono che l'Universo dello Specchio non sia una normale linea temporale alternativa, separatasi dall'universo della Federazione in un particolare punto di divergenza, ma che rappresenti invece la manifestazione di una qualche sorta di campo di specularità quantica, uno "specchio" quasi letterale dell'universo della Federazione. Il campo di specularità dà quindi forma ad un universo che duplica quello della Federazione in maniera asimmetrica, mantenendo identiche alcune caratteristiche ma alterandone in maniera significativa altre. La specularità quantica in un certo senso "sincronizza" gli eventi tra i due universi, ma gli scienziati ignorano ancora il meccanismo tramite il quale questo sia possibile, così come ignorano il motivo per cui alcuni eventi vengano rispecchiati in maniera quasi perfetta, mentre altri siano distorti o alterati, o altri ancora non vengano rispecchiati affatto. Probabilmente, solo una più profonda conoscenza del fenomeno potrà dare una risposta a queste domande.


In ogni caso, questa teoria del campo di specularità quantica implica una forte relazione tra l'Universo dello Specchio e l'universo della Federazione, una sorta di interdipendenza. Eventi nel nostro universo potrebbero causare o almeno influenzare gli eventi nell'Universo dello Specchio. Poterebbe essere che l'Universo dello Specchio sia esattamente quello che il suo nome suggerisce, ossia un semplice riflesso dell'universo originale nel quale viviamo. D'altro canto, è ugualmente possibile il contrario, ossia che l'universo della Federazione ad essere semplicemente il riflesso di quello dello Specchio. Come caso limite, possiamo anche ipotizzare che entrambi gli universi siano ugualmente "riflessi" di qualche realtà "superiore", ma queste sono mere speculazioni filosofiche. In definitiva, ciò che importa è che esiste una forte dipendenza tra queste due realtà a livello quantico, forse più che tra ogni altro universo parallelo conosciuto.
INDUTTORI DI FLUTTUAZIONE QUANTICA 
Fino a qualche tempo fa, il principale mezzo di accesso tra i due universi era quella che viene definita induzione forzata di fluttuazione quantica. Modificando in maniera appropriata l'oscillatore di risonanza quantica di un normale sistema di teletrasporto, è possibile mettere il flusso di materia in uno stato forzato di fluttuazione quantica, spingendo così gli oggetti in un differente universo durante il processo di rimaterializzazione. Per la calibrazione del teletrasporto è necessario conoscere con precisione le "coordinate quantiche" dell'universo di destinazione; in caso contrario, il soggetto poterebbe essere disperso nel continuum spazio-temporale.


Questa tecnica fu scoperta accidentalmente per la prima volta dall'equipaggio della USS Enterprise nel 2267, quando una tempesta ionica nei pressi del pianeta Halka causò un malfunzionamento dell'oscillatore di risonanza quantica nel sistema di teletrasporto della nave, proiettando alcuni degli ufficiali nell'Universo dello Specchio e rimaterializzando in questo le loro controparti.


Nonostante le azioni del capitano Kirk, il Consiglio della Federazione fu subito favorevole ad una politica di non-inteferenza con l'Universo dello Specchio, e poco tempo dopo il Consiglio stesso votò affinché la definizione della Prima Direttiva venisse estesa per includere anche l'Universo dello Specchio. Di conseguenza, le ricerche empiriche su questo argomento sono state necessariamente limitate.


Da ciò che sappiamo, l'Impero e successivamente l'Alleanza Klingon-Cardassiana hanno modificato gli oscillatori di risonanza quantica dei loro teletrasporti in maniera da rendere l'induzione forzata di fluttuazione quantica impossibile, con ogni probabilità per impedire che alla gente di sfuggire al loro dominio rifugiandosi in un altro universo. L'esistenza dell'Universo della Federazione è stato mantenuto segreto alla maggior parte della popolazione, dal momento che l'esistenza di universi paralleli avrebbe potuto inspirare speranza e fomentare moti di rivolta tra le popolazioni sottomesse. Nonostante questo divieto, alcuni abitanti dell'Universo dello Specchio sono saltuariamente riusciti a modificare i loro teletrasporti per funzionare come induttori di fluttuazione quantica, e grazie ad essi hanno avuto contatti con l'Universo della Federazione.
MEZZI ALTERNATIVI DI TRASPORTO INTERDIMENSIONALE 
Fino al 2370 gli induttori di fluttuazione quantica rappresentavano, come abbiamo detto, gli unici metodi di accesso conosciuti tra i due universi. In quell'anno, tuttavia, un incidente nel settore di Bajor diede nuovo impulso alla ricerca di metodi alternativi di trasporto dimensionale. Durante una normale operazione di rountine, un runabout con a bordo il maggiore Kira Nerys e il dottor Julian Bashir subì un'avaria al motore a curvatura durante un passaggio all'interno del tunnel spaziale bajoriano, proiettando in questo modo la nave e il suo equipaggio nell'Universo dello Specchio.
Come teoria generale, i tunnel spaziali studiati dalla Federazione rappresentano una "scorciatoia" tra differenti punti del normale spazio-tempo, e non si estendono "lateralmente" tra le dimensioni temporali. Tuttavia, come suggerisce l'esperienza, l'applicazione di un campo di curvatura risonante all'interno del tracciato di un tunnel spaziale può lacerare la trama del continuum in maniera drastica, fornendo un vero e proprio passaggio tra i vari universi paralleli.
IL DISPOSITIVO DI DISLOCAZIONE DIMENSIONALE: IL PROGETTO "SPADA DI SURAK" 
In qualche modo simile al fenomeno riscontrato nel tunnel bajoriano è il dispositivo di dislocazione dimensionale (D3). La teoria che sta alla base del dispositivo è la stessa: un campo di curvatura opportunamente modulato associato ad un emettitore di verteroni (le stesse particelle che rendono possibile l'esistenza dei tunnel spaziali) può lacerare la struttura del continuum in maniera da trasferire tutto ciò che esiste all'interno del campo di curvatura da un universo all'altro.


Il dispositivo di dislocazione è fondamentalmente diverso dagli induttori di fluttuazione quantica. Questi ultimi funzionano secondo i principi del teletrasporto, e sono in grado di delocalizzare solo quantità limitate di materia (al limite qualche centinaio di chilogrammi-massa) e assicurano virtualmente un biglietto di sola andata, in quanto, una volta dall'altra parte, il soggetto deve trovare una stazione di teletrasporto opportunamente modificata per tornate all'universo di partenza.


Al contrario, il dispositivo di dislocazione opera secondo i principi della propulsione a curvatura ed è in grado di delocalizzare intere navi stellari, le quali manterrebbero la possibilità di fare ritorno all'universo di origine in qualunque momento. Le uniche limitazioni sono date dalla grande quantità di energia necessaria per mantenere l'operatività del dispositivo, quantità che deve necessariamente aumentare all'aumento della quantità di materia da trasferire.


I primi studi su un tale dispositivo sono vecchi di un secolo, ma solo recentemente nell'Universo dello Specchio si è avuta un'evoluzione tecnologica tale da rendere fattibile il progetto. Tutto ciò è stato reso possibile dagli studi di T'Eia, una brillante scienziata vulcaniana "sponsorizzata" dall'Alleanza nelle sue ricerche. L'Alleanza, intuendo le grandi potenzialità del progetto, ha investito numerose risorse nella sua realizzazione, e nel 2373 è stata completata la realizzazione di un vascello prototipo con una versione funzionante del dispositivo, battezzato in segreto dalla scienziata come Spada di Surak, un riferimento alla tradizione vulcaniana.


Secondo le testimonianze in nostro possesso, l'intenzione dell'Alleanza era quella di dare inizio alla costruzione di una flotta di navi da guerra fornite del dispositivo, pianificando una serie di incursioni nell'universo della Federazione culminanti con l'invasione definitiva di questa galassia. Le "navi interdimensionali" avrebbero avuto la possibilità di apparire senza alcun preavviso da questa parte dello Specchio, scaricare sugli obbiettivi il loro arsenale di morte e distruzione, e ritornate infine nell'universo di origine al di là di ogni capacità delle navi di questo universo di inseguirle.


Fortunatamente, alla vigilia dei test definitivi del dispositivo, il prototipo e tutti gli schemi di costruzione furono trafugati dalla stessa T'Eia e dal suo compagno Vaarik dall'installazione militare orbitante dove la costruzione del vascello sperimentale era stata completata. Durante la fuga, i due riuscirono inoltre a far saltare i depositi di stoccaggio dell'antimateria dell'installazione, causandone la distruzione e di conseguenza la morte di un gran numero di miliziani klingon e cardassiani. Poche ore dopo la sua rocambolesca fuga, laSpada di Surak venne intercettata da un incrociatore da guerra dell'Alleanza, e fu costretta ad azionare il dispositivo per sfuggire alla distruzione. Il trasferimento dimensionale avvenne con successo, ma i danni strutturali subiti dalla Spada di Surak causarono una serie di esplosioni nell'abitacolo che portarono alla morte di uno degli occupanti.


La posizione e le condizioni attuali del vascello trafugato sono informazioni strettamente classificate, né tantomeno è noto se ulteriori studi sul dispositivo vengano in qualche modo portati avanti da scienziati affiliati alla Federazione.


USS NEMESIS - Sezione Scientifica - Dipartimento Fisica Quantistica e Meccanica Dimensionale